Sette settembre duemila e undici, ore quindici e quaranta.
Ho chiuso da poco la chiamata con Noemio, sto sistemando i listini e le schede tecniche per la fiera. Domani mattina partiamo alle quattro con la macchina, dovrei portarmi un pò di musica.
15:40
mercoledì 7 settembre 2011
15:40
Appuntare ogni giorno cosa accade alle 15:40 è qualcosa
che fai per avere la possibilità di rileggere e ricostruire, attraverso i ricordi,
la tua identità.
Rileggendo ti appare di fronte ogni volta un miscuglio
differente di immagini e proiezioni di te, così che ogni rilettura dà vita a un
ricordo diverso. L’inchiostro, anche se inchiostro virtuale, è la bile intrisa
di nera speranza: è il desiderio irrealizzabile di legare insieme i pezzetti
della propria identità.
Esiste una discrepanza fra la vita quotidiana, in cui siamo
cumoli di ricordi malschedati, e la vita vera.
Questo blog vuole dimostare ciò che Arthur Rimbaud affermava
tempo fa ne Vierge folle l’expoux infernal: La vraie vie est absente.
To
keep a diary of what is happening to you at 15:40 is something that give you
the possibility to remember what you were and to built your identity.
New images appears while you are
re-reading what you wrote, images that are projections of yourself: each time
you read what you do a different perception come into sight.
To write is about hoping to remember what
you were, but it is a wrong expectaction because is impossible to jigsaw pieces
of identity that comes from the past.
There is a distance between everyday life,
in wich we are a pile of confused memories, and real life. In this blog I
would like to demostrate that Arthur Rimbaud’s quote “La vraie vie est absente”
is correct.
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